Gli ambienti di Adelindo Giuliani
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Credo
fosse il 1995, e la prima responsabile del mio interesse per
le piante fu una gardenia ricevuta in regalo. Mi piacque il
contrasto tra il verde delle foglie e il bianco profumato dei
fiori. Volevo provare a coltivarla e così cominciai a
frequentare vivai, scaffali di botanica delle librerie, mostre.
Poi arrivarono le prime orchidee: un Cymbidium che un amico
non riusciva a far rifiorire da anni (e che ancor oggi fiorisce
regolarmente sul mio terrazzo) e una Phalaenopsis comprata per
sfida; orchidea, ovvero la pianta impossibile. Quasi senza accorgermi,
la finestra della cucina in pochi mesi si riempì di orchidee:
un Oncidium, un Paphiopedilum, una Cambria (Vuylstekeara). Durante
l'ennesima visita a una mostra conobbi l'ALO e mi iscrissi al
corso di coltivazione. Ricordo
ancora il primo rinvaso, tentato dopo la lezione del corso:
la cucina sembrava trasformata in una camera operatoria! Avevo
sempre pensato di avere una cucina piuttosto grande: cominciai
a ricredermi dopo aver riempito di piante anche il retro. Un
amico mi suggerì un'altra idea: un bancale con luce artificiale.
Non posso non ricordarlo, oggi che non è più tra
noi: il caro Remo Lombardi, una persona naturalmente capace
di amicizia e di gratuità. Ma dove mettere il bancale?
Mi venne in aiuto un amico parroco, che mi mise a disposizione
uno scantinato della chiesa. Nel 2001 si presentò l'occasione
buona: a Roma non è facile trovare un giardino, ma trovai
un appartamento con lastrico solare sovrastante che sembrava
fatto apposta per una serra. Nel settembre dello stesso anno
la cosa era fatta. Se volete costruirne una, date retta a chi
scriveva di calcolare le dimensioni massime di cui pensate di
aver bisogno in futuro e di farla… grande il doppio! Oggi
la mia serra accoglie circa 1300 piante e la legge fisica della
non compenetrabilità dei corpi costringe a escogitare
soluzioni alternative per il futuro. La serra, in policarbonato,
è dotata di tre bancali zincati e tubi sospesi ai quali
appendere i vasi, riscaldamento a gasolio indipendente da quello
di casa, un piccolo cooling per l'estate, un impianto di nebulizzazione
temporizzata. Un ventilatore muove l'aria all'interno. D'estate
sul tetto viene disteso un telo ombreggiante mantenuto sollevato
a circa 20 cm dal tetto e un leggero gocciolio di acqua scende
nelle ore più calde sul culmine del tetto per raffreddarlo
e poi va ad alimentare il serbatoio del cooling. Nella collezione
c'è di tutto un po', con prevalenza di Paphiopedilum.
Anche Cattleya e Laelia sono ben rappresentati. Sotto i bancali
c'è un gruppetto di Masdevallia e Dracula che sfida intrepida
l'afa romana. (Nascondi)...
(continua) |
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