Phragmipedium

di Luca Di Mattia


Si tratta dei parenti centro-sudamericani dei paphiopedilum, in natura ne esistono soltanto una ventina di specie ma gli ibridi sono diverse centinaia. Il successo di questa specie, soprattutto degli ibridi è dovuto ad alcuni fattori:

  • crescita veloce delle nuove vegetazioni una volta che la pianta ha raggiunto la dimensione per fiorire, così che ogni anno più vegetazioni arrivano a fioritura
  • relativa facilità e uniformità di condizioni di coltivazione della specie.
Il tutto a patto di conoscerne le necessità e rispettare alcune regole fondamentali.
Sono per lo piu terrestri, alcune volte litofili. Il loro habitat è solitamente questo


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La maggior parte delle specie, come si vede, vive in ambienti umidi e bagnati, dove hanno a disposizione continuamente acqua pura, sia per le pioggie sia per la presenza nelle immediate vicinanze di fiumi, cascate e ruscelli.

Anche il muschio è parte integrante del loro habitat.

Pur essendo in numero di specie esiguo nel mondo delle orchidee, se paragonato ad altre tipologie, quali dendrobium o bulbophyllum di cui ne esistono in natura oltre 1000 tipologie, attirano un grande interesse, al punto che 2 delle 3 orchidee su cui più si sono scatenati negli ultimi 40 anni gli entusiasmi dei collezionisti sono dei phragmipedium; il Besseae negli anni 80/90 e al momento il Kovachii. (nell’ordine da sinistra a destra nella foto che segue)


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Quest’ultimo scoperto nel 2002 sulle montagne del Perù, è al momento una delle orchidee più ricercate del mondo, su cui si è scatenato in questi anni anche un commercio abusivo di piante, tanto da essere oggetto di un libro sull’argomento “The scent of scandal”.
Quello che colpisce di questo fiore, oltre al colore, è la dimensioni del fiore, che in natura può arrivare anche a 25 cm di diametro, tanto da far sembrare quello degli altri della sua specie quasi miniature


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A riprova che le montagne del Sud America ancora possano nascondere nuove specie, nel 2008 è stato scoperto questo phragmipedium a cui è stato dato il nome di Manzurii in onore del professore che lo ha scoperto. Al momento è ancora molto raro nelle coltivazioni.


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COLTIVAZIONE

LUCE

Generalmente richiedono un livello di luce superiore ai paphiopedilum, generalizzando possiamo affermare che hanno bisogno di più luce di una phalaenopsis e meno di una cattleya.
All’interno della specie le piante con i fiori a petalo lungo quali ad esempio il Phrag. Caudatum richiedono una luce maggiore (35000/45000 lux)


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(phragm. Caudatum)


Tutte le altre hanno esigenze nell’ordine dei 20000/25000 lux, ad eccezione del Besseae e suoi ibridi che fioriscono anche con 15000 lux



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phragm Mem. Dick Clements (sargentianum x besseae)


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phragm Hanne Popow (schlimii x besseae)



Foto 6 tris
phargm. Sedenii (schlimii x longifolium)



TEMPERATURE

A temperature intermedie tutte le specie crescono bene. Il fresco notturno aiuta a produrre fiori dai colori più brillanti, soprattutto nel caso del Besseae e dei suoi ibridi.

Con temperature massime superiori ai 30 gradi è necessario aumentare ventilazione e bagnature, queste ultime meglio ancora se effettuate con acqua più fresca di una decina di gradi rispetto alla temperatura ambiente, così da far sentire all’apparato radicale una temperatura più fresca.
Il Kovachii, in particolar modo, sembra soffrire massime alte e ama temperature più fresche.
Importante per stimolare la fioritura sembra essere anche l’escursione termica giorno/ notte, quindi per chi coltiva piante in casa, a partire dall’estate e fino a metà autunno, sarebbe opportuno spostare le piante all’esterno di notte.



UMIDITA’ e CIRCOLAZIONE ARIA

L’umidità richiesta è nella media delle altre orchidee. Spesso si legge che necessitano di umidità elevata, ma in realtà ci si riferisce all’umidità radicale. Le piante possono vivere e fiorire tranquillamente anche in ambiente domestico, a patto di mantenere il substrato sempre umido.
Aspetto molto importante è la circolazione dell’aria, sia perché il substrato costantemente umido favorisce lo sviluppo di funghi e muffe, sia per rinfrescare in caso di alte temperature.
Nelle giornate calde il trucco è sentire la foglie con i polpastrelli, se sono calde è necessario aumentare la ventilazione diretta sulle foglie.
Ovviamente anche l’umidità deve essere aumentata in conseguenza per evitare che il substrato asciughi troppo velocemente.


BAGNATURE

Possiamo dividere la specie in due gruppi.

  • Le specie con fiori a petalo lungo (Caudatum, wallisii, lindenii) sono più simili nelle bagnature a molte altre orchidee, è bene quindi lasciare asciugare leggermente (non troppo) il substrato tra una bagnatura e l’altra
  • tutti gli altri amano FOLLEMENTE l’acqua, possono essere bagnate anche tutti i giorni, soprattutto in estate. Nelle foreste dove vivono piove per oltre 300 giorni l’anno, spesso più volte nella stessa giornata. Nelle coltivazioni domestiche è possibile mettere un sottovaso con un paio di centimetri di acqua pura, avendo l’accortezza di cambiare l’acqua almeno ogni 2-3 giorni e comunque più volte possibile. In questo caso si può diradare la frequenza delle innaffiature dall’alto del vaso.
Nel caso di ibridi tra le due categorie, prevalgono le esigenze di quelle a maggiore richiesta d’acqua.


ACQUA

La qualità dell’acqua è uno degli aspetti fondamentali per la riuscite delle nostre coltivazioni.
Avendo presente il loro habitat è evidente che l’acqua deve essere il più pura possibile, quindi acqua piovana o da osmosi inversa. L’utilizzo di quella corrente del rubinetto, anche considerando il numero frequente di bagnature, porterebbe ad un accumulo di sali nel substrato e sulle radici e la pianta inizierebbe a soffrire. Segno evidente di questo utilizzo, così come delle eccessive concimazioni, sono le punte delle foglie bruciate o macchiate di scuro


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CONCIMAZIONE

Essendo molto suscettibili all’eccessiva concentrazione di sali, è buona norma utilizzare una dose di concime bassa, da ¼ a ½ della dose normalmente utilizzata, quindi mantenendo la dose di azoto tra i 40 e i 70 ppm. Personalmente concimo a circa 50ppm di azoto. Per il calcolo basta moltiplicare il dosaggio utilizzato x la percentuale di azoto presente nel nostro concime x 10. (Esempio 0,5 grammi di concime 20 20 20 daranno 100 ppm di azoto 0,5*20*10 =100)
Considerando che l’utilizzo consigliato è quello di acqua pura, è preferibile utilizzare un concime completo, che comprenda cioè anche calcio e magnesio, oltre a microelementi. Consigliati particolarmente quelli a basso tenore di potassio quali ad esempio Rain Mix di Akerne(formula 13-3-15 11ca 3 mg), o K-Lite di First Rays (formula 12-1-1 10ca 3 mg) molto utilizzato negli Stati Uniti.
Inoltre con cadenza mensile, aggiungo ad una fertilizzazione anche 4ml ogni litro di acqua di un biostimolante naturale estratto da un alga marina (ecklonia maxima) quale il Kelpak o il Kelpmax.
Questo integratore ha lo scopo di stimolare la crescita dell’apparato radicale e di conseguenza migliorare l’assorbimento dei nutrimenti da parte della piante. È utilizzato da oltre 30 anni in agricoltura nelle coltivazioni stagionali quali pomodori, uva e altri.

Chi utilizza concimi classici, deve integrare mensilmente concimando con nitrato di calcio e solfato di magnesio, a mesi alterni. In ogni caso cercare di utilizzare quelli a basso contenuto di potasso tipo 30-10-10.

Tra una concimazione e l’altra, o al massimo ogni 2 concimazioni, effettuare un lavaggio del substrato, bagnando abbondantemente dall’alto del vaso soltanto con acqua pura.


SUBSTRATO

È possibile coltivare i phragmipedium utilizzando diversi tipi di substrato, ma alcune caratteristiche devono essere rispettate per ottenere buoni successi.
Il substrato deve:
  • mantenere l’umidità
  • permettere una OTTIMA areazione delle radici
  • avere un buon drenaggio
  • ph neutro/alcalino (meno di 7) ad eccezione del Kovachii che gradisce un ph neutro/basico (maggiore di 7)
  • non deteriorarsi facilmente


POSSIBILI SUBSTRATI

  • Rockwool (lana di roccia) in cubetti da 1 cm.


    I cubetti di lana di roccia trattengono molta acqua ma permettono anche un buon passaggio di aria. Hanno una vita medio-lunga. Unico inconveniente tendono a formare alghe se esposti alla luce. Per questo motivo utilizzare un vaso scuro e ricoprire la parte superiore con carbone vegetale, che ha anche un blando effetto antifungineo. Questo substrato non è consigliabile per Phragm. a petali lunghi



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  • Semi-idroponico Sistema molto valido per la coltivazione di queste specie, anche in ambiente casalingo. Si utilizza un vaso più alto del normale (almeno 15 cm, meglio se 18cm) SENZA I FORI nella parte sotto, a cui si realizzano due fori nella parte bassa laterale ad un altezza di circa 3 cmdal fondo. Si riempe il vaso di argilla espansa di ottima qualità chiamata LECA con ph stabilizzato. In questo modo nella parte inferiore del vaso si crea una riserva di acqua di qualche centimetro dove le radici tenderanno a stazionare. Inoltre la LECA ha la caratteristica di passare l’umidità da una pallina all’altra, così che tutto il substrato sia umido uniformemente, il passaggio di aria tra le radici è assicurato dalla forma sferica delle palline. Bagnare e concimare nella maniera tradizionale e con frequenza anche maggiore, in fondo non c’è rischio di “affogare la pianta”. Importante anche in questo metodo di coltivazione effettuare frequenti lavaggi con acqua pura. Una volta l’anno svasare la pianta per verificare lo stato delle radici, eliminando quelle eventualmente rovinate, lavare la LECA con acqua pura. E’ riutilizzabile per anni.


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  • MIX Personalmente utilizzo un mix così composto:
    • chips di cocco 50%,
    • perlite grossa chiamata Sponge Rock o pomice grossa 20%, (meglio la perlite perché non rilascia minerali)
    • carbone vegetale 10%,
    • rockwool 10%,
    • argilla LECA 10%,
    • sfagno in superficie in corrispondenza del colletto delle piante, in questo modo le nuove radici appena nate incontrano un ambiente a loro favorevole.
    Aggiungo gusci di uovo tritati o gusci di ostrica tritati nel caso di Kovachii e suoi ibridi fino al 5 % del substrato, in quanto quest’ultimo cresce su rocce di natura calcarea. Tenere presente che il rilascio di carbonato di calcio è più rapido nel caso di utilizzo di gusci di uovo, questi rilasciano più velocemente e vanno re-integrati ogni 2 mesi circa, mentre i gusci di ostrica si possono re-integrare 2-3 volte l’anno. Nel caso del Kovachii, cercando di replicare il substrato dei luoghi ove cresce, è possibile utilizzare un mix diverso, composto per il circa il 40% da rocce tritate, calcaree e granitiche, e per il resto con il normale mix usato per gli altri, Questo aiuta le radici ad avere un substrato fresco (le rocce non scaldano in estate) ed assicura un apporto costante di calcio.


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    (divisione di Phragmipedium Mem. Dick Clements in tre substrati diversi; da sinistra a destra: in mix, in rockwool e in semi-idroponica)

La crescita delle piante sembra molto simile

Il rinvaso è consigliato con cadenza annuale nel caso di quelli tenuti costantemente umidi/bagnati, per gli altri anche ad anni alterni, utilizzando il mix indicato. I phragmipedium non effettuano periodo di riposo, il periodo migliore per il rinvaso è comunque quando le nuove vegetazioni e le nuove radici abbiano raggiunto una dimensione di almeno 4-5 cm.

Le chips di cocco e la LECA hanno bisogno di essere lavati con molta cura prima dell’utilizzo. In particolar modo il cocco può essere stato raccolto su spiaggie e contenere sale, dannosissimo per le orchidee.
Il lavaggio si effettua con acqua pura lasciando a bagno per almeno 4-5 ore in acqua pura, cambiando poi l’acqua per almeno 3 volte. Si mette poi a bagno con nitrato di calcio e magnesio per 24 ore (non contemporaneamente) e infine almeno altri 2-3 lavaggi da 4-5 ore in acqua pura. E’ un procedimento che richiede almeno 4-5 giorni prima dell’utilizzo ma i risultati sono decisamente migliori rispetto al bark. (vedere capitolo dedicato)


CARATTERISTICHE DEI VARI MATERIALI

  Bagno 1gg 2gg 3gg 4gg 5gg
Chips cocco ARIA 130 145 150 154 158 166
Chips cocco ACQUA 83 69 63 59 54 47
6 mesi Chips ARIA 131 141 146 150 154 159
6 mesi Chips ACQUA 70 60 55 51 47 42
Bark medio ARIA 143 165 168 170 173 176
Bark medio ACQUA 37 15 12 10 7 4
6 mesi bark ARIA 96 113 118 123 127 130
6 mesi bark ACQUA 114 97 92 87 83 80
Sponge rock aria 137 164 171 177 183 189
Sponge rock acqua 52 25 18 12 6 0
Perlite aria 115 132 139 144 151 155
Perlite acqua 91 74 67 62 55 51


(fonte ANTEC Laboratory www.ladyslipper.com) per le chips di cocco il dato esposto nella tabella è una media tra la pezzatura piccola e quella media

Utilizzo da tempo per queste orchidee chips di cocco invece del bark. Questo soprariportato è uno studio effettuato da un laboratori americano su diversi substrati bagnati con regolarità e frequenza costante.

La prima parte della tabella sopraesposta riporta la quantità di aria e di acqua presente nei materiali nel giorno di bagnatura e nei 5 giorni successivi per le chips di cocco e per il bark, sia al primo utilizzo che dopo 6 mesi di bagnature. Come si può notare il cocco mantiene quasi inalterate le proporzioni tra i due elementi mentre il bark dopo 6 mesi trattiene 10 volte l’acqua che tratteneva da nuovo a 4 giorni dalla bagnatura. Quindi per questo tipo di orchidee che deve rimanere costantemente bagnato, questo imporrebbe il rinvaso con cadenza massima di 4/6 mesi, e comunque le piante crescerebbero in substrati molto diversi nel tempo a seconda se il bark è più o meno nuovo.

La seconda parte della tabella confronta invece la Sponge Rock , tipo di perlite espansa di dimensione grossa circa 1 cm., con la normale perlite espansa. Di produzione americana è di non facile reperibilità in Europa. Come si vede si tratta di un materiale che asciuga velocemente e che trattiene al suo interno molta aria, importante quindi per assicurare areazione al substrato e quindi perfetto per substarti che rimangono costantemente molto umidi.


METODO DI COLTIVAZIONE EBB AND FLOW



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Si utilizza una vasca di acciaio zincata chiusa su tutti i lati che verrà allagata con acqua fino ad un determinato livello, bagnando la parte bassa dei vasi, simulando un ruscello.
Ho iniziato ad utilizzare questo sistema da aprile 2014 e i risultati di crescita delle piante sono stati molto interessanti.


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Questo metodo cerca di simulare quanto più possibile l’ habitat naturale delle specie che vivono ai margini dei ruscelli o sotto le cascate, ed è utilizzabile per tutti i phragm. che vogliono restare costantemente bagnati.
Si utilizzano vasi alti 18/20 cm inserendo all’interno alla base della retìna fitta tipo zanzariera, per evitare che le radici, andando a cercare l’acqua, escano dai buchi, creando problemi in sede di rinvaso come avvenuto in questo caso.



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La parte bassa del vaso viene riempita con argilla LECA per circa 5/6 cm , il resto con i mix sopradescritti. I vasi si posizionano nella vasca, posto in leggera pendenza.
Sotto questo si posiziona un bidone di plastica nera (per evitare la formazione di alghe) riempito con acqua pura. La dimensione del bidone e il contenuto di acqua devono essere proporzionati alla dimensione della vasca zincata, in maniera che nel bidone rimanga sempre un po’ di acqua.
All’interno del bidone si inserisce una pompa da acquario, azionata da un temporizzatore, che spinge per 15 minuti in alto l’acqua dal bidone all’interno della vasca attraverso un tubo del diametro di 18mm, posto sopra dal lato di pendenza alta del contenitore.
Il contenitore zincato è stato forato sotto nella parte di pendenza bassa e collegato con due tubicini (di quelli che si utilizzano normalmente per gli impianti di irrigazione, diametro ca. 8mm.) collegati al bidone sottostante. Essendo di portata d’acqua inferiore a quella di entrata permettono al livello dell’acqua di salire all’interno della vasca.
Sul lato di pendenza bassa si fanno lateralmente 2 buchi che hanno la funzione del “troppopieno”, si collegano due tubi di diametro 18mm inseriti anch’essi al bidone. I buchi vanno effettuati in corrispondenza del livello massimo che si vorrà far raggiungere all’acqua.



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In questo modo l’acqua sale, nel mio caso 5/6 cm, corrispondenti al livello di argilla che abbiamo messo nella parte bassa dei vasi.
Alla fine del periodo di 15 minuti l’acqua defluirà lentamente dai 2 tubi piccoli posti sul fondo, lasciando il contenitore senza acqua e riportando completamente l’acqua nel bidone.
Si inseriscono all’interno del bidone sottostante anche due sfere per l’ossigenazione dell’acqua, reperibili nei negozi di idroponica, che con un temporizzatore si avviano 15 minuti prima dell’utilizzo dell’acqua, così da renderla ricca di ossigeno.


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Personalmente faccio avviare il sistema 2 volte al giorno nel periodo estivo e 1 volta in quello invernale. In questo modo i vasi vengono inondati nella parte bassa per circa 15 minuti e il substrato rimane umido.

IMPORTANTE: L’acqua deve essere ovviamente pura, cioè piovana o di osmosi inversa e senza alcun concime. Deve essere cambiata completamente più o meno ogni 2/3 settimane.

Le concimazioni e le bagnature con sola acqua, avvengono regolarmente tirando fuori i vasi dalla vasca zincata, per lasciare l’acqua del bidone pura.



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Foto 15
Phragm Sorcerer’s apprentice (sargentianum x longifolium)


Lo stelo è lungo oltre 150 cm ed è in fiore da più di quattro mesi





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