Il Dendrobium nobile
di Selene Cassano



Il metodo di Wilford e Neptune

N.B. Questa sperimentazione è stata condotta nel New England dove gli A.A. (Wilford - Neptune 1984) posseggono una serra appoggiata al lato Nord della casa, quindi presumibilmente non molto luminosa.

Luce: La pianta è tenuta all'aperto per 6 - 7 mesi nel periodo di crescita degli pseudobulbi e dello sviluppo dei boccioli: in questa fase è esposta in piena luce, previa acclimatazione, dalle 10,30 alle 14,30. L'esposizione all'esterno ha il vantaggio di un forte movimento di aria - raggiungibile in serra soltanto con ventilatori - che evita attacchi fungini o batterici e bruciature sulle foglie.
Ritornata in serra, la pianta viene appesa in alto, nella zona più luminosa, vicino ai vetri.

Osservazione: Da metà novembre a metà febbraio la serra non riceve molta luce, anche a causa delle frequenti giornate buie del New England. Questo particolare suggerisce, secondo gli A.A., una grande adattabilità della specie.

Temperatura: Il Dendrobium nobile sopporta temperature anche molto basse, fino a -7°, senza difficoltà; per questo può vivere all'aperto dal mese di aprile, solo con qualche attenzione alle possibili nevicate o alle occasionali forti gelate (copertura o ricovero temporaneo).
In estate le temperature diurne possono raggiungere i 32°- 38°, ma le notturne scendono sotto i 27°; questi picchi di calore durano comunque per breve periodo e in autunno (novembre) la pianta torna in serra dove riceve 16° diurni e 9° notturni; per quanto riguarda la temperatura potrebbe resistere all'esterno più a lungo, ma le piogge ostacolerebbero l'esigenza di un periodo asciutto.

Osservazione: Poiché vegetano rigogliose all'aria aperta per lunghi periodi e con temperature notturne tra i 7° e i 10°, sono le piante ideali per chi voglia risparmiare energia.

Acqua: Ha bisogno di molta acqua nel periodo di crescita, dopo la fioritura, circa a metà inverno; sono necessarie due innaffiature settimanali anche con alta umidità. Col crescere della temperatura, tra giugno e settembre, deve essere tenuta sempre umida, anche con innaffiature giornaliere; nelle giornate più calde si possono spruzzare le foglie.
A partire da novembre, dopo qualche settimana di freddo all'aperto, la pianta dovrebbe restare asciutta, a costo anche di fare un po' rinsecchire gli pseudobulbi. Successivamente viene riportata in serra con temperature notturne intorno ai 9° e umidità ad almeno 60% fino alla comparsa dei boccioli. Quindi di nuovo innaffiature settimanali dopo l'apertura dei fiori.

Fertilizzante: Essendo una pianta a forte sviluppo, necessita di abbondanti concimazioni, ma è opportuno evitare l'eccesso di azoto.
10 - 30 - 20 (1 cucchiaino per gallone) dall'inizio della primavera (o subito dopo la fioritura) fino a luglio, una volta alla settimana.
0 - 44 - 0 (1 cucchiaino per gallone) a partire da agosto, ogni settimana fino a novembre.
Da questo momento è sospeso ogni intervento e la pianta torna in serra.

Composto e rinvaso: Una miscela di bark di pezzatura media e di felce arborea, ben drenante, sufficientemente umida, e con buona areazione è il composto ideale.
Poiché la pianta non ama essere disturbata, è opportuno rinvasare solo quando gli pseudobulbi travalicano il vaso, trasportandola in un contenitore più grande senza disturbare le radici e il vecchio composto.


I consigli di Baker e Baker.

I consigli dei Baker, autori anche di una vasta pubblicazione scientifica sul genere Dendrobium (Baker, Baker, Orchid, 1996a; 1996b) seguono passo passo una serie di puntuali osservazioni ecologiche a sostegno delle singole scelte nelle strategie di coltivazione.
”Le specie Dendrobium sono originarie di un'area estremamente vasta caratterizzata da una ampia gamma di habitat anche dal punto di vista altimetrico - sostengono gli A.A “È perciò impossibile fare una generalizzazione accurata per la loro coltivazione“: questa premessa, mai dimenticata nei vari paragrafi del lavoro, non dovrebbe mai essere trascurata da nessun coltivatore , anche hobbista come noi.

Luce: Il Dendrobium nobile richiede una luce molto intensa (con una media di 3500 - 4500 foot candles): tuttavia la frequenza di fitte nubi estive nei suoi ambienti naturali suggerisce che qualche ombreggiatura sia necessaria nei mesi tra la primavera e l'autunno.
All'aperto, con buona ventilazione, può sopportare sole diretto, facendo tuttavia attenzione a non bruciare le foglie. Un colore verde giallastro di queste ultime è spia di una buona luminosità.

Temperatura: Le medie diurne in estate possono essere comprese tra 25° e 28°, mentre è opportuno che la temperatura notturna scenda fino a 14° - 16°. Per il Dendrobium nobile la stagione più calda è la primavera con 28° - 30° diurni e 12° - 18° notturni,
ma l'escursione termica può essere ancora più forte. Secondo molti coltivatori questa specie cresce bene all'aperto in autunno e inverno quando la temperatura notturna sia intorno ai 10°.

Acqua: In natura la pioggia è tra moderata e intensa dalla tarda primavera all'inizio dell'autunno, mentre in inverno le condizioni climatiche sono molto più asciutte.
In serra le piante dovrebbero essere mantenute costantemente umide durante la crescita riducendo poi gradatamente le innaffiature quando le nuove vegetazioni sono mature.
Una umidità costante su valori intorno all'80% in estate, per poi abbassarla fino ai 60% in inverno costituisce un valido supporto per una crescita equilibrata.

Fertilizzante: Concimazioni settimanali a metà dose o dose completa sono ottimali durante tutta la crescita. Un fertilizzante con alto tenore di azoto è conveniente dalla primavera a metà estate, mentre in seguito, tarda estate e autunno, è preferibile un composto più ricco di fosfati. Di seguito è riportato lo schema seguito da Neptune (AOS 1984) che darebbe la crescita più equilibrata e senza la produzione di keikis.
Acqua e fertilizzanti devono essere sospesi durante tutto l'inverno fino alla primavera successiva.

Periodo di riposo: “Nell'ambiente naturale le medie delle precipitazioni sono molto basse per i quattro o cinque mesi invernali“. Ma la forte umidità ambientale suggerisce che una idratazione alternativa sia disponibile per la presenza di nebbia, foschia e intensa rugiada. La temperatura invernale di 24° - 26 ° diurni e 8° - 9° notturni, oltre alla capacità della pianta di tollerare anche i primi geli (estremi da evitare per le piante in coltivazione) indicano che la pianta per sopravvivere con minori danni deve restare asciutta in questi periodi.
Tuttavia molti coltivatori hanno notato che le piante si mantengono più robuste se le innaffiature invernali sono solo diminuite, ma non interamente soppresse. In realtà soltanto due mesi della fine dell'inverno hanno, nell'ambiente naturale, un clima luminoso, tiepido e asciutto: in corrispondenza di questa fase le piante in serra dovrebbero essere mantenute asciutte più a lungo tra una innaffiatura e l'altra. Il fertilizzante dovrebbe essere diminuito, o meglio eliminato, fino alla ripresa delle innaffiature. Il periodo di riposo freddo e asciutto, determinante per le piante in coltivazione, dovrebbe essere protratto fino alla comparsa delle nuove vegetazioni.

Composto e rinvasi: È consigliata, se l'ambiente è molto umido, la coltivazione su zattera di sughero o di felce arborea: in questo caso con innaffiature giornaliere; al contrario, piante grandi crescono meglio in vaso con un composto sciolto e ben drenante. Il recipiente deve essere sotto misura e la pianta disturbata il meno possibile.
I osservazione: I coltivatori che non posseggono una serra possono coltivare questo Dendrobium all'aperto nei mesi di primavera ed estate, portandolo poi in casa in autunno.
II osservazione: I Baker sono i soli a dedicare un paragrafo specifico al periodo di riposo evidenziando quindi la importanza di questa fase anche per la coltivazione in serra; ma con la cura di spiegarne le motivazioni ecologiche e la necessità di interpretarlo con moderazione.
III osservazione: Gli A.A. completano il loro lavoro (Monografia e Articolo su A.O.S.) con una tabella che registra il valore medio delle temperature massime e minime, la loro escursione diurna, la piovosità, l'umidità relativa, il n. medio di giorni luminosi, i mesi di prevalente fioritura, con valori calcolati sia nell'emisfero settentrionale, sia in quello meridionale; la stazione di rilevazione è Chiang Mai in Tailandia e le temperature sono calcolate a una altitudine di circa 1100 m.
Questi dati estremamente puntuali evidenziano il mutare degli equilibri dei vari fattori ambientali in situazioni diversificate: mutabilità ed equilibrio sono i fattori più importanti, soprattutto nelle coltivazioni in serra.

Yamamoto è il migliore
Nella già ricordata “cultural column” del Bollettino A.O.S., 1996, l'A., avendo indicato le difficoltà e la sfida che la coltivazione del Dendrobium nobile e dei suoi ibridi rappresenta, conclude che “without the pursuit of cultural excellence… we wouldn' t know of the potential of this group”. Per fiorire al meglio questo Dendrobium deve portare a completa maturazione gli pseudobulbi (ben turgidi e alti fino allo sviluppo di una foglia apicale) sotto l'azione di una forte luce, prima dell'inizio del periodo freddo, che a sua volta stimolerebbe la produzione dei boccioli. La constatazione è molto semplice, ma non altrettanto semplice è riprodurre l'intero processo, nelle giuste scansioni temporali, in ambienti diversi .
J. Yamamoto, uno dei più famosi coltivatori e ibridatori del genere Dendrobium, sempre secondo l'A. ha messo a punto un sistema ideale e sicuro per il suo particolare ambiente di coltivazione. Questo metodo, che mi ha fatto pensare al nomadismo nell'allevamento di alcune specie animali, è veramente esemplare, sia nel far comprendere agli hobbisti le esigenze imprescindibili di questo genere, sia nel suggerire un modello concreto di coltivazione.
Sia in Giappone, sia nell'isola di Hawaii, dove ha grandi coltivazioni, Yamamoto sistema le piante alle altitudini più basse e più calde durante il periodo della crescita, cioè in primavera - estate, per ottenere lo sviluppo di pseudobulbi alti e ben maturi; più tardi le stesse piante vengono trasferite ad altitudini maggiori, più fresche, per un numero di settimane prestabilito, in rapporto al periodo in cui si desidera la fioritura dei boccioli. Sarebbe l'alternanza di queste due fasi ben definite a produrre le splendide fioriture che vediamo alla fine dell'inverno.
Yamamoto sostiene che i due più gravi errori che spesso vengono commessi dai coltivatori sono: a) la esposizione a una luce insufficiente, b) l'eccessiva quantità di nitrogeno nel fertilizzante durante tutto l'anno. Aggiungerei tuttavia un terzo errore che consiste nel trascurare l'esigenza fondamentale della stagionalità, o meglio della alternanza di caldo - umido e fresco tipico di ambienti elevati in aree tropicali.

Sommario dei suggerimenti fin qui dedotti.
  1. Piante nella parte più luminosa della serra (con le Vanda può andar bene), dopo la fioritura.
  2. Con questa luce ci sarà anche molto calore e bassa umidità: necessari, quindi, molta acqua e molto fertilizzante. Innaffiature anche quotidiane, se la pianta è cresciuta in un piccolo contenitore, non danneggiano le radici.
  3. A fine agosto, una volta che le canne sono ben sviluppate e mature, sospensione del fertilizzante con azoto.
  4. Le piante vengono trasportate in ambiente fresco, fino a 10°, o all'aperto fino ai primi geli, per almeno un mese. Freddo e digiuno (sospensione di acqua e fertilizzante) inducono la desiderata fioritura.

La mia esperienza a Roma.
Per la mia coltivazione, pur se in un clima mediterraneo asciutto, ho naturalmente seguito le indicazioni degli esperti che ho ricordato, soprattutto riguardo agli aspetti che mi parevano fondamentali, moderando invece altri che avrebbero acuito caratteri ostacolanti del nostro ambiente; infine ho modificato particolari non automaticamente ripetibili nella mia serra o nel mio giardino.
  1. Le mie piante trascorrono in serra tutto il periodo della crescita e della maturazione degli pseudobulbi in primavera - estate, a causa dell'aridità e del caldo eccessivo del giardino che mi impedirebbero di dare sufficiente acqua e umidità: In serra sono ben ambientate con le Vanda e affini, sia per le esigenze di luce, sia per quelle di acqua e fertilizzante.
  2. Poiché nel suo ambiente naturale questa pianta cresce spesso in aree di montagna, era chiaro che un periodo fresco fosse insostituibile per la riuscita della coltivazione in serra; tuttavia dal momento che queste aree montagnose si trovano per lo più a basse latitudini, era altrettanto evidente l'importanza del caldo, e quindi della alternanza, regolare e ben scandita, tra i due climi. A una stagione calda doveva seguirne una fresca e/o fredda con un cambiamento anche abbastanza drastico, dal momento che le altitudini del Sud - Est asiatico possono essere anche abbastanza rilevanti (fino a 2000 m. nel Nord dell'India e fino a 1500 nella Tailandia settentrionale).
  3. Per quanto riguarda questa fase fredda il mio problema era inverso ai modelli di coltivazione ricordati: nel nostro ambiente infatti non è facile ottenere in serra temperature notturne inferiori ai 10° nei mesi autunnali di settembre e ottobre; per questo ho adottato il suggerimento di trasferire le piante all'esterno a partire dalla metà di settembre. Ma anche questa soluzione doveva essere adattata: poiché il nostro autunno può avere ancora giornate molto calde e asciutte le innaffiature non potevano essere sospese, a rischio di indebolire la pianta; infine, se le piante sono interamente allo scoperto, una parziale ombreggiatura nelle ore più calde può essere utile.
  4. In ottobre, e soprattutto in novembre, il caldo in giardino si attenua mentre subentra la necessità di proteggere le piante dalla pioggia che, in caso di freddo notturno più intenso, potrebbe nuocere. Quindi faccio un altro trasferimento verso un terrazzo coperto ma molto luminoso; diminuisco ancora le innaffiature che diventano soprattutto spruzzature ma non sospendo completamente fino a quando la temperatura notturna è sistematicamente sotto i 10° - 8° e subentra il pericolo di una gelata.
  5. Quando la temperatura notturna scende sotto i 4°, e dopo un periodo di sospensione completa dell'acqua, in genere dopo la fine di novembre, riporto le piante in serra.
    Poiché spesso hanno già i primi boccioli, cerco di non provocare un vero e proprio stress con temperature notturne di 15° del loro posto originario sotto le Vanda, collocandole, invece, nella parte più fredda della serra. Questo provvedimento serve anche a regolare la crescita dei boccioli evitando una fioritura troppo precoce.
  6. Quanto al fertilizzante non ho avuto problemi poiché faccio sempre un uso limitato delle miscele con alto tenore di azoto.
    Questi numerosi spostamenti delle piante, alla ricerca di ambienti ideali, “come mandria a svernare nella maremma”, mi hanno indotto a soprannominare i miei Dendrobium nobile e i loro parenti che subiscono lo stesso trattamento, le mie piante “nomadi”: provate anche voi e sicuramente avrete successo.





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